14-04-2014, 10:41 AM
![[Immagine: Premio%20Gaber%202014%20Vivona.jpg]](http://www.premiogaber.it/images/forum/Premio%20Gaber%202014%20Vivona.jpg)
Regione: Lazio
Provincia: Roma
Località: Roma
Ordine e grado: Istituto di Istruzione secondaria di secondo grado
Denominazione: "F. Vivona"
Ha partecipato: 5a edizione 2014
Sezione: Teatro
Titolo del progetto: Fino a qui tutto bene
Referenti interni: Silvia Scarelli
Referenti esterni: Monica Mariotti dell'Associazione Culturale "Danz'Arte"
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PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: “Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. (L’odio, Mathieu Kassovitz)
Da questa citazione siamo partiti per creare il quadro all’interno del quale i vari personaggi dello spettacolo si muovono: immersi nel fragore dei luoghi comuni, schiacciati dalla tentazione costante a semplificare la realtà, riducendola a slogan attorno ai quali bisogna decidere da che parte stare, se pro o contro. Abolite le sfumature, abolita la complessità si creano barricate d’odio – spesso tragicamente grottesche – ma non per questo meno pericolose. La ricerca di un’identità, di uno scopo nella propria vita passa attraverso la creazione di ‘nemici’ che spesso hanno la sola colpa di esistere e a volte di farsi attendere invano lasciandoci soli con la nostra cecità.
Questa fuga dalla realtà arriva a manifestarsi nei modi più disparati: messi da parte i sogni e le aspirazioni per rincorrere qualcosa che non ci appartiene, a quale atterraggio di prepariamo?
Come ogni anno lo spettacolo prende le mosse dalle letture condivise durante il laboratorio. Eugène Ionesco, Samuel Beckett, Boris Vian, Botho Strauss hanno fornito le immagini attorno alle quali si è costruito un progetto corale che parte dai singoli frammenti per ricostruire una realtà complessa, inafferrabile e troppo spesso difficile da affrontare. Una realtà che va comunque vissuta, alla ricerca di quel coraggio necessario per non continuare a dirsi ‘fino a qui tutto bene’.
Da questa citazione siamo partiti per creare il quadro all’interno del quale i vari personaggi dello spettacolo si muovono: immersi nel fragore dei luoghi comuni, schiacciati dalla tentazione costante a semplificare la realtà, riducendola a slogan attorno ai quali bisogna decidere da che parte stare, se pro o contro. Abolite le sfumature, abolita la complessità si creano barricate d’odio – spesso tragicamente grottesche – ma non per questo meno pericolose. La ricerca di un’identità, di uno scopo nella propria vita passa attraverso la creazione di ‘nemici’ che spesso hanno la sola colpa di esistere e a volte di farsi attendere invano lasciandoci soli con la nostra cecità.
Questa fuga dalla realtà arriva a manifestarsi nei modi più disparati: messi da parte i sogni e le aspirazioni per rincorrere qualcosa che non ci appartiene, a quale atterraggio di prepariamo?
Come ogni anno lo spettacolo prende le mosse dalle letture condivise durante il laboratorio. Eugène Ionesco, Samuel Beckett, Boris Vian, Botho Strauss hanno fornito le immagini attorno alle quali si è costruito un progetto corale che parte dai singoli frammenti per ricostruire una realtà complessa, inafferrabile e troppo spesso difficile da affrontare. Una realtà che va comunque vissuta, alla ricerca di quel coraggio necessario per non continuare a dirsi ‘fino a qui tutto bene’.